Turismo Cinese
Incoming dalla Cina in Italia

Organizziamo l' incoming dall' Asia e Cina verso l' Italia. Organizziamo l' accoglienza e la traduzione 24h su 24h grazie alle nuove tecnologie.
Organizziamo lo shopping turistico e le presentazioni ( degustazioni ) aziendali.
Ogranizziamo Business tourism & Elite tourism.
Servizi dedicati a:
-Associazioni albergatori / Terme / Agenzie immobiliari
-Hotel privati / Villaggi turistici / Stabilimenti balneari
-Associazioni turistici / Regioni / Provincie / Comuni
-Tutte le associazioni ed i privati interessati
Se avete bisogno di maggiori informazioni riguardanti i nostri servizi per il Turismo Cinese, contattateci.
I nostri servizi per il Turismo Cinese sono efficaci, veloci e tracciabili.
Garantiamo l' afflusso del Turismo Cinese presso le vostre strutture grazie ai nostri servizi di Social Marketing in Cina, aumentando così il passaparola della vostra struttura organizzativa.
Garantiamo l' afflusso del Turismo Cinese presso le vostre strutture grazie ai nostri servizi di Seo ( posizionamento nei motori di ricerca ) rivolti alla Cina.
Garantiamo l' afflusso del Turismo Cinese presso le vostre strutture grazie ai nostri servizi di traduzione in lingua cinese.
Qual è la situazione del turismo in Cina?
Il settore turistico outbound in Cina si è aperto solo nel 1990 e negli ultimi anni ha vissuto un forte sviluppo. Secondo previsioni recenti il turismo outbound cinese diventerà presto uno dei più grandi al mondo, producendo entro il 2020 100 millioni di turisti cinesi all’estero.
Malgrado la crescita economica del paese che ha creato un nuovo ceto sociale che può e vuole concedersi il lusso di viaggiare, il settore turistico in Cina è ancora ai suoi inizi e possiede caratteristiche uniche al mondo. In Cina il turismo oltre i confini nazionali sottostà ancora al controllo del governo che ha stabilito il cosidetto ADS (Approved Destination System) che limita la scelta delle mete turistiche nelle quali i turisti cinesi si possono recare ad una lista di più di 120 paesi al mondo. Entrata storica nell’ADS è stata nel 2008 l’approvazione degli Stati Uniti come meta turistica.
I paesi riceventi in Europa conoscono il turista cinese come viaggiatore a pacchetto che si sposta velocemente da un paese all’altro, senza perdere troppo tempo in una singola destinazione. Considerando la recente apertura cinese verso il mondo, sono ancora in tanti i cinesi che viaggiano per la prima volta in Europa e, volendo quindi vedere il più possibile, decidono di partecipare ad un viaggio di gruppo organizzato da agenzie turistiche cinesi in Italia o in Cina stessa. L’obiettivo del turista cinese è di visitare tra i 5 e 6 paesi in meno di due settimane. Malgrado i viaggiatori a pacchetto incentivino il turismo di massa, sono i FIT (free independent tourists) cinesi, che viaggiano e viaggeranno per la seconda o terza volta verso l’Europa, quelli su cui i paesi europei si devono concentrare. Al contrario dei turisti a pacchetto i FIT distribuiscono le proprie risorse finanziarie su diverse mete ed istituzioni turistiche e rappresentano una risorsa economica di elevata importanza per più di una singola destinazione.
Nonostante l’esistenza del sistema ADS, il governo stà lentamente cedendo il forte controllo sul settore permettendo alla popolazione cinese una maggiore libertà di movimento, finchè forse un giorno abolirà del tutto il sistema ADS. Avendo lavorato nell’ambito turistico per gli ultimi 17 anni conosco perfettamente questa industria in Cina e sono convinto che la Cina potrà diventare il turismo outbound numero uno considerando la sua popolazione, il perpetuo miglioramento del tenore di vita ed il suo enorme potenziale di sviluppo.
L’Italia come meta turistica privilegiata dei cinesi: quali sono i passi da compiere e i ritardi da colmare rispetto alle altre nazioni europee? Quanto pesa l’ignoranza del cinese negli operatori turistici? Quanto pesa l’ignoranza dell’inglese?
Secondo l’annuale seminario di Rail Europe la meta preferita dei cinesi in Europa non è l’Italia ma la Francia per una semplice scelta di convenienza: in Francia sono Air France ed Air China ad offrire ogni giorno voli diretti tra i due paesi, contrariamente all’Alitalia che nel 2008 ha cancellato l’ultimo collegamento diretto fra Roma e Shanghai. Air France non è l’unica compagnia aerea europea che offre collegamenti diretti con la Cina, ma ci sono anche altre da aggiungere alla lista, come ad esempio Lufthansa, Austrian Airlines ecc.
Altro problema dell’Italia è l’insufficiente o mancante fornitura di materiale informativo ed informazioni online in cinese e spesso anche in inglese. Visitando diversi siti web tedeschi, austriaci e di diversi paesi del Nord Europa abbiamo constatato che la maggior parte possiede una versione in lingua cinese, un fatto che dimostra l’interesse e la consapevolezza di questi paesi verso i turisti cinesi. In Italia purtroppo non è così e la mancanza di informazioni in cinese ed inglese rende anche il nostro lavoro più difficile. Per esempio al momento stiamo creando un nuovo sito internet sull’ Europa che sarà creato specialmente per i FIT cinesi. A causa dell’insufficiente dotazione di materiale online spesso non riusciamo ad offrire informazioni complete su città e località italiane ai nostri user cinesi. Lavorando inoltre in stretto contatto con turisti cinesi, la nostra compagnia distribuisce direttamente depliant di diversi paesi come la Svizzera, Austria, Germania, Svezia, Repubblica Ceca ecc. Purtroppo, e lo dico con tristezza, l’Italia manca.
L’ Italia deve iniziare a promuovere il suo prodotto in Cina, migliorando il trasporto verso il paese e concentrandosi in prima linea a fornire informazioni in mandarino. La maggior parte dei turisti cinesi sceglie la propria meta di viaggio basandosi su informazioni che trova sul web. Offrendo diverse informazioni in cinese su località da visitare, informazioni su musei, su ristoranti, inserendo anche qualche ristorante cinese alla lista, guide per lo shopping (il passatempo preferito per molti cinesi) ecc., l’Italia potrebbe compiere dei passi in avanti decisivi per favorire il turismo cinese verso il paese.
I paesi dell’Europa centrale e del nord si stanno già adattando all’arrivo dei turisti cinesi cercando di offrire guide turistiche in lingua cinese, informazioni in lingua cinese e migliorando inoltre l’accoglienza negli alberghi provvedendo a dotare le stanze di bollitori d’acqua elettrici con bustine di thè verde. I bollitori e le bustine del thè sono sicuramente solo piccoli dettagli, che però fanno sentire il turista cinese che non esce mai di casa senza il suo thermos di tè caldo a suo agio, creando in lui un piacevole senso di benvenuto. Anche se l’ENIT ha un ufficio di rappresentanza a Pechino, personalmente non sembra essere molto attiva nella promozione dell’Italia. Solo tramite una promozione estesa sull’intero territorio, effetuata in collaborazione con partner cinesi come noi di EEPC Srl, l’Italia potrà attrarre molti turisti cinesi e forse diventare la destinazione preferita.
Cosa sanno i cinesi dell’Italia? Quali sono le mete preferite?
Dell’Italia i cinesi conoscono città come Roma, Milano, Venezia, Firenze e forse anche Napoli, ma la loro conoscenza si limita veramente solo alle più grande città della penisola italiana. Sono pochi i cinesi che si muovono ed esplorano il paese al di fuori delle città, e certamente è una grande perdita per l’Italia. L’Italia ha così tanto da offrire – dalle Dolomiti al Nord all’Appenino, le sue città storiche, le sue spiagge meravigliose, le isole minori ecc., ma il problema è che la maggior parte dei cinesi non conosce questi posti e quindi non ci andrà mai se queste mete non mostrano l’impegno di promuovere la propria offerta turistica in Cina.
Per questo è importante ''farsi vedere'', e noi possiamo aiutare!
Altro problema che sembra essersi propagato in Cina è una certa immagine negativa sull’ Italia a causa di frequenti furti e truffe. Una promozione potrebbe anche qui aiutare l’Italia a stabilire un’immagine positiva del paese e rendere l’Italia più accogliente ed invitante per i turisti cinesi.
Conosceva questo progetto di promozione della Sardegna in Cina? A suo giudizio, come si sta muovendo l’Italia in vista dell’Expo di Shanghai?
Non ho mai sentito parlare di questa promozione della Sardegna in Cina, ma so che diverse regioni italiane saranno presenti alla Expo in Shanghai per promuovere il proprio prodotto turistico in Cina. Sicuramente l’Expo è una piattaforma ideale per presentare la propria destinazione, ma non basta di sicuro. La Cina non è soltanto Shanghai o Pechino, ma ha decine di altre città cinesi con millioni di abitanti che devono essere tenute in considerazione. Una promozione di successo consiste in una promozione vasta e a lungo termine.
Approssimativamente, quali numeri potrebbe muovere il turismo cinese in Italia?
È abbastanza difficile rispondere a questa domanda, dato che si tratta di fare delle stime. L’ Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT/WTO) prevede entro l’anno 2020 100 millioni di turisti outbound provenienti dalla Repubblica Popolare. In quanti saranno a viaggiare in Italia, dipende esclusivamente dall’Italia, se ci sarà o no un’ attiva promozione del paese in Cina.
Milionari cinesi
A fine 2010 erano 800mila i milionari cinesi. Secondo la società di ricerche di mercato Hurun, l’80% della classe agiata di Pechino possiede da 2 a 5 auto di lusso, da 3 a 10 orologi Cartier e Bulgari, spende almeno 50mila yuan (5.300 euro) l’anno in musica classica e appena può mette il naso all’estero, senza farsi mancare nulla: maggiordomo e guida privati fino a pacchetti comprensivi di partite a golf, gioielli, atelier, crociere, ville storiche e hotel di lusso. Alcuni di questi signori villeggiano in Costa Smeralda, tra Porto Cervo e Porto Raphael. Ma sono granelli rispetto al potenziale «incoming» dei nuovi signori del turismo mondiale: paesi come Francia e Germania ce li stanno sfilando sotto il naso.
Controtendenza
Nel 2010, infatti, in Italia sono sbarcati un milione di turisti cinesi. Hanno speso il 94% in più del 2009 (869 euro pro capite), ma sono calati del 12%, in controtendenza al resto d’Europa. Si tratta di 30-45enni, laureati, residenti nelle grandi metropoli, concentrato di quel ceto mercantile con potere di acquisto «occidentale», pari al 9% (250 milioni) di tutti gli abitanti del Dragone. Chiedono strutture accoglienti che l’Italia non sa offire quasi mai. Eppure secondo i dati Cesif-Global Blue, i turisti cinesi nel Belpaese sono ormai secondi assoluti, dietro ai russi ma davanti ad americani e giapponesi, per spesa totale tra i viaggiatori extraeuropei. Ovviamente vanno pazzi per moda e gioielleria. «Vedono in vetrina a Pechino e Shangai borse e scarpe a prezzi molto alti - spiega Alberto Forchielli, presidente di Osservatorio Asia - quando vengono a Milano le comprano. Fanno shopping come i giapponesi 10 anni fa, escono con le borse piene».
Shopping selvaggio
In particolare, i 200mila cinesi passati nel 2010 per Milano hanno consumato in città il 41% del loro budget italiano, il 24% solo nei negozi di via Montenapoleone. A ruota seguono gli store in Galleria e in Via Spiga. Ma il tour italiano comprende anche tappe a Venezia, la città di Marco Polo dove il 40% dei clienti al casinò (360 su 900mila) è già cinese, Roma, Firenze (amano acquistare negli Outlet vicini), Verona (la casa di Giulietta) e qualche volta Pisa (la torre) e Pompei (gli scavi). Insomma dopo l’inflazione di laboratori clandestini, il Prontomoda di Prato, l’invasione di magliette a due euro, i prodotti taroccati e lo shopping industriale per il mondo, eccoti i cinesi del lusso. Una volta si vedevano solo russi, arabi e giapponesi, adesso sono loro i nuovi padroni del turismo di Altagamma.
Voglia di vacanza
«La verità è che potremmo attirarne molti di più», ragionano dalla Camera di commercio italo-cinese. Oggi il turista medio sbarca in Italia di rimbalzo, all’interno di viaggi organizzati che cominciano centinaia di chilometri più a nord, da Francoforte o Parigi. Il tour è fittissimo e tocca casa Beethoven a Bonn, la torre Eiffel a Parigi, le cantine dello champagne a Bordeaux, i casinò in Costa Azzurra, la Svizzera degli orologi e, solo alla fine, l’Italia. Secondo l’Accademia cinese del turismo, nel 2010 hanno trascorso le vacanze all’estero 54 milioni di concittadini, per un giro di affari di 40 miliardi di euro. Di questi il 70% preferisce ancora mete asiatiche. Nel 2015 potrebbero arrivare a 130 milioni, per 110 miliardi di spesa. «Moltiplicate per 50 le fatture dei giapponesi degli anni d’oro», calcola un manager di Accenture. «Quando i cinesi cominceranno a girare in massa per Londra, Parigi, Milano e Venezia, il mondo del turismo non sarà più lo stesso». In effetti i cinesi amano il clima mediterraneo, le vestigia imperiali, la moda e il lusso ma l’Italia è molto in ritardo sull’accoglienza, dentro ad un contesto europeo già indietro agli standard dei paesi asiatici. «Eravate il punto di partenza ideale per un tour europeo», spiegava qualche settimana fa Zhu Shanzhong, vice capo dell’Ufficio nazionale del turismo cinese. «Poi ci avete trascurati…».
Pochi collegamenti
I voli diretti Milano-Pechino sono ancora pochi, anche se le tratte aeree da e per l’Italia in un anno sono raddoppiate da 11 a 22. «Professionisti e turisti perdono troppo tempo in fila ai consolati di Shangai, Canton, Pechino e Tianjin per il rilascio dei visti, finendo spesso nello stesso calderone dei controlli anti clandestini», racconta un imprenditore italiano di stanza in Asia. I nostri alberghi non sono attrezzati per una clientela cinese che cerca all’estero il confort e le tradizioni locali: non ci sono giornali né tv né reception né concierge in lingua, e non ci sono piatti locali anche semplici come la zuppa di riso, gli spaghetti di soia o la ciambella fritta. Il servizio nei negozi e nei musei non prevede prezzari né guide in mandarino. E poi mancano Tour operator italiani capaci di organizzare i pacchetti. Qualcosa si muove a Milano, dove alcuni imprenditori cinesi come Luisa Zhu hanno aperto alberghi tipo lo Huaxia, un 4 stelle in zona Garibaldi, o il Porta romana, in via Palazzi. Ma sono casi sporadici, niente a che vedere con Parigi, dove i nuovi hotel deluxe, dal Shangri-la, al Raffles al Oriental Mandarin (aprirà in estate), sono tutti dotati di doppi servizi e doppia cucina. La verità è che i cinesi, in Italia, restano turisti sopportati. «Non ci stacchiamo dagli stereotipi», conclude il nostro imprenditore. Così Francia e Germania ci stanno sorpassando.
Organizziamo lo shopping turistico e le presentazioni ( degustazioni ) aziendali.
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-Associazioni albergatori / Terme / Agenzie immobiliari
-Hotel privati / Villaggi turistici / Stabilimenti balneari
-Associazioni turistici / Regioni / Provincie / Comuni
-Tutte le associazioni ed i privati interessati
Se avete bisogno di maggiori informazioni riguardanti i nostri servizi per il Turismo Cinese, contattateci.
I nostri servizi per il Turismo Cinese sono efficaci, veloci e tracciabili.
Garantiamo l' afflusso del Turismo Cinese presso le vostre strutture grazie ai nostri servizi di Social Marketing in Cina, aumentando così il passaparola della vostra struttura organizzativa.
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Qual è la situazione del turismo in Cina?
Il settore turistico outbound in Cina si è aperto solo nel 1990 e negli ultimi anni ha vissuto un forte sviluppo. Secondo previsioni recenti il turismo outbound cinese diventerà presto uno dei più grandi al mondo, producendo entro il 2020 100 millioni di turisti cinesi all’estero.
Malgrado la crescita economica del paese che ha creato un nuovo ceto sociale che può e vuole concedersi il lusso di viaggiare, il settore turistico in Cina è ancora ai suoi inizi e possiede caratteristiche uniche al mondo. In Cina il turismo oltre i confini nazionali sottostà ancora al controllo del governo che ha stabilito il cosidetto ADS (Approved Destination System) che limita la scelta delle mete turistiche nelle quali i turisti cinesi si possono recare ad una lista di più di 120 paesi al mondo. Entrata storica nell’ADS è stata nel 2008 l’approvazione degli Stati Uniti come meta turistica.
I paesi riceventi in Europa conoscono il turista cinese come viaggiatore a pacchetto che si sposta velocemente da un paese all’altro, senza perdere troppo tempo in una singola destinazione. Considerando la recente apertura cinese verso il mondo, sono ancora in tanti i cinesi che viaggiano per la prima volta in Europa e, volendo quindi vedere il più possibile, decidono di partecipare ad un viaggio di gruppo organizzato da agenzie turistiche cinesi in Italia o in Cina stessa. L’obiettivo del turista cinese è di visitare tra i 5 e 6 paesi in meno di due settimane. Malgrado i viaggiatori a pacchetto incentivino il turismo di massa, sono i FIT (free independent tourists) cinesi, che viaggiano e viaggeranno per la seconda o terza volta verso l’Europa, quelli su cui i paesi europei si devono concentrare. Al contrario dei turisti a pacchetto i FIT distribuiscono le proprie risorse finanziarie su diverse mete ed istituzioni turistiche e rappresentano una risorsa economica di elevata importanza per più di una singola destinazione.
Nonostante l’esistenza del sistema ADS, il governo stà lentamente cedendo il forte controllo sul settore permettendo alla popolazione cinese una maggiore libertà di movimento, finchè forse un giorno abolirà del tutto il sistema ADS. Avendo lavorato nell’ambito turistico per gli ultimi 17 anni conosco perfettamente questa industria in Cina e sono convinto che la Cina potrà diventare il turismo outbound numero uno considerando la sua popolazione, il perpetuo miglioramento del tenore di vita ed il suo enorme potenziale di sviluppo.
L’Italia come meta turistica privilegiata dei cinesi: quali sono i passi da compiere e i ritardi da colmare rispetto alle altre nazioni europee? Quanto pesa l’ignoranza del cinese negli operatori turistici? Quanto pesa l’ignoranza dell’inglese?
Secondo l’annuale seminario di Rail Europe la meta preferita dei cinesi in Europa non è l’Italia ma la Francia per una semplice scelta di convenienza: in Francia sono Air France ed Air China ad offrire ogni giorno voli diretti tra i due paesi, contrariamente all’Alitalia che nel 2008 ha cancellato l’ultimo collegamento diretto fra Roma e Shanghai. Air France non è l’unica compagnia aerea europea che offre collegamenti diretti con la Cina, ma ci sono anche altre da aggiungere alla lista, come ad esempio Lufthansa, Austrian Airlines ecc.
Altro problema dell’Italia è l’insufficiente o mancante fornitura di materiale informativo ed informazioni online in cinese e spesso anche in inglese. Visitando diversi siti web tedeschi, austriaci e di diversi paesi del Nord Europa abbiamo constatato che la maggior parte possiede una versione in lingua cinese, un fatto che dimostra l’interesse e la consapevolezza di questi paesi verso i turisti cinesi. In Italia purtroppo non è così e la mancanza di informazioni in cinese ed inglese rende anche il nostro lavoro più difficile. Per esempio al momento stiamo creando un nuovo sito internet sull’ Europa che sarà creato specialmente per i FIT cinesi. A causa dell’insufficiente dotazione di materiale online spesso non riusciamo ad offrire informazioni complete su città e località italiane ai nostri user cinesi. Lavorando inoltre in stretto contatto con turisti cinesi, la nostra compagnia distribuisce direttamente depliant di diversi paesi come la Svizzera, Austria, Germania, Svezia, Repubblica Ceca ecc. Purtroppo, e lo dico con tristezza, l’Italia manca.
L’ Italia deve iniziare a promuovere il suo prodotto in Cina, migliorando il trasporto verso il paese e concentrandosi in prima linea a fornire informazioni in mandarino. La maggior parte dei turisti cinesi sceglie la propria meta di viaggio basandosi su informazioni che trova sul web. Offrendo diverse informazioni in cinese su località da visitare, informazioni su musei, su ristoranti, inserendo anche qualche ristorante cinese alla lista, guide per lo shopping (il passatempo preferito per molti cinesi) ecc., l’Italia potrebbe compiere dei passi in avanti decisivi per favorire il turismo cinese verso il paese.
I paesi dell’Europa centrale e del nord si stanno già adattando all’arrivo dei turisti cinesi cercando di offrire guide turistiche in lingua cinese, informazioni in lingua cinese e migliorando inoltre l’accoglienza negli alberghi provvedendo a dotare le stanze di bollitori d’acqua elettrici con bustine di thè verde. I bollitori e le bustine del thè sono sicuramente solo piccoli dettagli, che però fanno sentire il turista cinese che non esce mai di casa senza il suo thermos di tè caldo a suo agio, creando in lui un piacevole senso di benvenuto. Anche se l’ENIT ha un ufficio di rappresentanza a Pechino, personalmente non sembra essere molto attiva nella promozione dell’Italia. Solo tramite una promozione estesa sull’intero territorio, effetuata in collaborazione con partner cinesi come noi di EEPC Srl, l’Italia potrà attrarre molti turisti cinesi e forse diventare la destinazione preferita.
Cosa sanno i cinesi dell’Italia? Quali sono le mete preferite?
Dell’Italia i cinesi conoscono città come Roma, Milano, Venezia, Firenze e forse anche Napoli, ma la loro conoscenza si limita veramente solo alle più grande città della penisola italiana. Sono pochi i cinesi che si muovono ed esplorano il paese al di fuori delle città, e certamente è una grande perdita per l’Italia. L’Italia ha così tanto da offrire – dalle Dolomiti al Nord all’Appenino, le sue città storiche, le sue spiagge meravigliose, le isole minori ecc., ma il problema è che la maggior parte dei cinesi non conosce questi posti e quindi non ci andrà mai se queste mete non mostrano l’impegno di promuovere la propria offerta turistica in Cina.
Per questo è importante ''farsi vedere'', e noi possiamo aiutare!
Altro problema che sembra essersi propagato in Cina è una certa immagine negativa sull’ Italia a causa di frequenti furti e truffe. Una promozione potrebbe anche qui aiutare l’Italia a stabilire un’immagine positiva del paese e rendere l’Italia più accogliente ed invitante per i turisti cinesi.
Conosceva questo progetto di promozione della Sardegna in Cina? A suo giudizio, come si sta muovendo l’Italia in vista dell’Expo di Shanghai?
Non ho mai sentito parlare di questa promozione della Sardegna in Cina, ma so che diverse regioni italiane saranno presenti alla Expo in Shanghai per promuovere il proprio prodotto turistico in Cina. Sicuramente l’Expo è una piattaforma ideale per presentare la propria destinazione, ma non basta di sicuro. La Cina non è soltanto Shanghai o Pechino, ma ha decine di altre città cinesi con millioni di abitanti che devono essere tenute in considerazione. Una promozione di successo consiste in una promozione vasta e a lungo termine.
Approssimativamente, quali numeri potrebbe muovere il turismo cinese in Italia?
È abbastanza difficile rispondere a questa domanda, dato che si tratta di fare delle stime. L’ Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT/WTO) prevede entro l’anno 2020 100 millioni di turisti outbound provenienti dalla Repubblica Popolare. In quanti saranno a viaggiare in Italia, dipende esclusivamente dall’Italia, se ci sarà o no un’ attiva promozione del paese in Cina.
Milionari cinesi
A fine 2010 erano 800mila i milionari cinesi. Secondo la società di ricerche di mercato Hurun, l’80% della classe agiata di Pechino possiede da 2 a 5 auto di lusso, da 3 a 10 orologi Cartier e Bulgari, spende almeno 50mila yuan (5.300 euro) l’anno in musica classica e appena può mette il naso all’estero, senza farsi mancare nulla: maggiordomo e guida privati fino a pacchetti comprensivi di partite a golf, gioielli, atelier, crociere, ville storiche e hotel di lusso. Alcuni di questi signori villeggiano in Costa Smeralda, tra Porto Cervo e Porto Raphael. Ma sono granelli rispetto al potenziale «incoming» dei nuovi signori del turismo mondiale: paesi come Francia e Germania ce li stanno sfilando sotto il naso.
Controtendenza
Nel 2010, infatti, in Italia sono sbarcati un milione di turisti cinesi. Hanno speso il 94% in più del 2009 (869 euro pro capite), ma sono calati del 12%, in controtendenza al resto d’Europa. Si tratta di 30-45enni, laureati, residenti nelle grandi metropoli, concentrato di quel ceto mercantile con potere di acquisto «occidentale», pari al 9% (250 milioni) di tutti gli abitanti del Dragone. Chiedono strutture accoglienti che l’Italia non sa offire quasi mai. Eppure secondo i dati Cesif-Global Blue, i turisti cinesi nel Belpaese sono ormai secondi assoluti, dietro ai russi ma davanti ad americani e giapponesi, per spesa totale tra i viaggiatori extraeuropei. Ovviamente vanno pazzi per moda e gioielleria. «Vedono in vetrina a Pechino e Shangai borse e scarpe a prezzi molto alti - spiega Alberto Forchielli, presidente di Osservatorio Asia - quando vengono a Milano le comprano. Fanno shopping come i giapponesi 10 anni fa, escono con le borse piene».
Shopping selvaggio
In particolare, i 200mila cinesi passati nel 2010 per Milano hanno consumato in città il 41% del loro budget italiano, il 24% solo nei negozi di via Montenapoleone. A ruota seguono gli store in Galleria e in Via Spiga. Ma il tour italiano comprende anche tappe a Venezia, la città di Marco Polo dove il 40% dei clienti al casinò (360 su 900mila) è già cinese, Roma, Firenze (amano acquistare negli Outlet vicini), Verona (la casa di Giulietta) e qualche volta Pisa (la torre) e Pompei (gli scavi). Insomma dopo l’inflazione di laboratori clandestini, il Prontomoda di Prato, l’invasione di magliette a due euro, i prodotti taroccati e lo shopping industriale per il mondo, eccoti i cinesi del lusso. Una volta si vedevano solo russi, arabi e giapponesi, adesso sono loro i nuovi padroni del turismo di Altagamma.
Voglia di vacanza
«La verità è che potremmo attirarne molti di più», ragionano dalla Camera di commercio italo-cinese. Oggi il turista medio sbarca in Italia di rimbalzo, all’interno di viaggi organizzati che cominciano centinaia di chilometri più a nord, da Francoforte o Parigi. Il tour è fittissimo e tocca casa Beethoven a Bonn, la torre Eiffel a Parigi, le cantine dello champagne a Bordeaux, i casinò in Costa Azzurra, la Svizzera degli orologi e, solo alla fine, l’Italia. Secondo l’Accademia cinese del turismo, nel 2010 hanno trascorso le vacanze all’estero 54 milioni di concittadini, per un giro di affari di 40 miliardi di euro. Di questi il 70% preferisce ancora mete asiatiche. Nel 2015 potrebbero arrivare a 130 milioni, per 110 miliardi di spesa. «Moltiplicate per 50 le fatture dei giapponesi degli anni d’oro», calcola un manager di Accenture. «Quando i cinesi cominceranno a girare in massa per Londra, Parigi, Milano e Venezia, il mondo del turismo non sarà più lo stesso». In effetti i cinesi amano il clima mediterraneo, le vestigia imperiali, la moda e il lusso ma l’Italia è molto in ritardo sull’accoglienza, dentro ad un contesto europeo già indietro agli standard dei paesi asiatici. «Eravate il punto di partenza ideale per un tour europeo», spiegava qualche settimana fa Zhu Shanzhong, vice capo dell’Ufficio nazionale del turismo cinese. «Poi ci avete trascurati…».
Pochi collegamenti
I voli diretti Milano-Pechino sono ancora pochi, anche se le tratte aeree da e per l’Italia in un anno sono raddoppiate da 11 a 22. «Professionisti e turisti perdono troppo tempo in fila ai consolati di Shangai, Canton, Pechino e Tianjin per il rilascio dei visti, finendo spesso nello stesso calderone dei controlli anti clandestini», racconta un imprenditore italiano di stanza in Asia. I nostri alberghi non sono attrezzati per una clientela cinese che cerca all’estero il confort e le tradizioni locali: non ci sono giornali né tv né reception né concierge in lingua, e non ci sono piatti locali anche semplici come la zuppa di riso, gli spaghetti di soia o la ciambella fritta. Il servizio nei negozi e nei musei non prevede prezzari né guide in mandarino. E poi mancano Tour operator italiani capaci di organizzare i pacchetti. Qualcosa si muove a Milano, dove alcuni imprenditori cinesi come Luisa Zhu hanno aperto alberghi tipo lo Huaxia, un 4 stelle in zona Garibaldi, o il Porta romana, in via Palazzi. Ma sono casi sporadici, niente a che vedere con Parigi, dove i nuovi hotel deluxe, dal Shangri-la, al Raffles al Oriental Mandarin (aprirà in estate), sono tutti dotati di doppi servizi e doppia cucina. La verità è che i cinesi, in Italia, restano turisti sopportati. «Non ci stacchiamo dagli stereotipi», conclude il nostro imprenditore. Così Francia e Germania ci stanno sorpassando.